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Io e i Social

Ho rinunciato da sempre ad affidare i miei pensieri
e le mie opinioni alle piattaforme social:
non amo immaginare di scambiare i miei perché,
con chi magari non ha nessuna voglia di starli ad ascoltare.
Mi piace invece pensare di intraprendere un dialogo con chi so di “conoscere”
e magari so di poterne condividere giudizi e critiche.
I perimetri dei social sono talmente vasti e incontrollati
che mi danno la sensazione di essere sconfinate praterie
nelle quali far galoppare grandi verità,  facezie, esagerazioni e bugie
dando a tutte lo stesso peso e la stessa dignità.
Agli albori di questi “mezzi” mi venne da definirli dei “Pianerottoli  Multimediali” dove il pettegolezzo prendeva la dignità di una “notizia”, ad oggi rimango della stessa idea con l’aggravante che nel tempo, i professionisti  della raccolta di Like si sono specializzati in metodi e ritmi “infallibili” per incassare consensi ed attenzioni che francamente faccio fatica a condividere.  
Nonostante i “gruppi” che in questi siti si presuppone facciano cerchio intorno ad una idea o ad una iniziativa,  non riesco ad abbracciare questo straordinario mezzo di comunicazione che vedo molto più adatto ad un bisogno di presenzialismo e di coinvolgimento “commerciale” e “politico” che ad una reale necessità di scambio di opinioni.
Le opinioni nascono, crescono e cambiano affidandocele scambievolmente e con fiducia reciproca e trovo bizzarro raccontare le mie a chicchessia.
Per fare questo, ci sono sicuramente altre sedi più “leggere” e alla fine anche più “divertenti” dove il “vale tutto e il contrario di tutto” è dato per scontato senza procurare troppi stupori.
Diverso è affidarsi ad “un'intervista” o ad uno “scritto” dove avviene che si va divulgando un progetto, una confessione o chissà cos’altro sempre però sapendo che chi ti sta chiedendo cose ha un volto, una penna o una telecamera e che tutto quello che ti verrà da dire sarà “mediamente” riportato nel recinto di quell'editoriale che magari conoscendolo, ti fa credere che abbia un target ed una platea  che possa recepire il senso delle tue opinioni.
Quello che ne verrà fuori, potrà essere condiviso o contestato, ma senza dare adito a dibattiti o considerazioni a ruota libera da parte di chi, il più delle volte, non conoscendo minimamente l'itinerario dei tuoi punti di vista, si intrufola nei post più per esserci che per dire.

Nel mio “sito passivo”, dove non si accede (mi auguro) casualmente, chi ha voglia di “sapermi”, può trovare notizie e contenuti che i miei angeli custodi: Varis, Stefania ed Elena, estrapolano dalle nostre chiacchere e che poi Andrea, il nostro informatico di fiducia, spalma senza fretta e senza scadenze, tra le pagine virtuali di quel giocattolo da maneggiare con prudenza, che è stato il massimo che Tiziana, il mio stupendo “Timoniere”, è stata in grado di farmi digerire.
Lì non lancio proclami, non accendo contese, ne aspetto repliche, ma mi limito a fare il punto di tanto in tanto su quello che mi accade senza pretendere che qualcuno ne sia interessato e senza tenere il conto di quanti mi verranno a “visitare”.
Da grande non voglio fare l 'influencer e non scrivo cose per cercare consensi, ma semplicemente perché, quando accade, ho voglia di raccontarmi senza la velleità di essere condiviso, anzi rischiando (e la cosa mi piace tanto) di “autosputtanarmi” a dovere senza attendere il riscontro di chi mi leggerà.

Sinceramente Asocial.  
Stefano D’Orazio


Rinascerò - Rinascerai



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RINASCERO' RINASCERAI
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«Dopo aver visto in televisione le immagini dei camion dell’esercito che trasportavano le salme dei miei concittadini» racconta Roby «sono stato travolto dall’emozione, il pianto e la rabbia mi hanno portato al pianoforte e in pochi minuti è nata la musica e il titolo di “Rinascerò, rinascerai”. È stata un’ispirazione e un bisogno immediato, sentivo che dovevo fare qualcosa, in particolare per la mia città, così duramente colpita… Ho chiamato Stefano chiedendogli di affiancarmi nel progetto e affidando a lui il testo, che esprime perfettamente quello che ho provato, un matrimonio perfetto tra musica e parole».
«Qualche giorno fa Roby mi ha chiamato con la voce rotta dal pianto» prosegue Stefano «tra un respiro e un silenzio mi ha raccontato della straziante visione alla quale aveva appena assistito… mezz’ora dopo stavo già cercando le parole più adatte a vestire la sua musica, parole di dolore, di fiducia, di riscatto. Bergamo è la mia seconda città, una città che mi ha adottato, mi ha accolto e dove ho trascorso i miei migliori anni di lavoro. “Rinascerò, rinascerai” vuole essere un semplice modo per fare anche noi la nostra piccola parte: questo noi sappiamo fare, la Musica, per un inno al futuro di una città ferita che “quando tutto sarà finito, tornerà a riveder le stelle” »...

Ultimo aggiornamento 28 Agosto 2020 ore 9:00

Sarà, inoltre, possibile fare donazioni spontanee sul conto corrente dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo  IBAN: IT75Z0569611100000008001X73 causale: Progetto Rinascerò, rinascerai SEGUITO DA NOME, COGNOME E CODICE FISCALE

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“CONFESSO CHE HO STONATO”

Un capitolo a settimana per rivivere tutte le disavventure che hanno affollato la vita di D’Orazio.  

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